biografia



                                                                                  

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NOTA BIOGRAFICA

Gavino Piana nasce a Sorso (Sassari) nel' 53, dove attualmente vive e lavora . Fin dall'adolescenza si appassiona alle arti figurative, il cui studio e  approfondimento coltiva assiduamente nonostante l'impegnativa attività             professionale. Tra il 1976 ed il 2010 partecipa molte mostre d'arte personali e collettive in ambito regionale. Dal 2010 la sua attività artistica comincia a imporsi in ambito nazionale. Nel 2012 è presente alla Fiera Internazionale di Arte di Cannes .

Nel 2014 partecipa al "Premio Accademia Cattani" seconda edizione a Bologna. E' Finalista nel 2016 al X° concorso internazionale d'arte contemporanea "ARTE LAGUNA PRIZE" svoltosi presso i prestigiosi spazi dell'Arsenale di Venezia. Sempre nel 2016 è finalista presso il teatro Piccola Fenice di Trieste al II° Concorso Internazionale d'Arte Contemporanea 'LYNX'. SU GAVINO PIANA Uno degli aspetti più curiosi  e allo stesso tempo  attraenti della pittura di Gavino Piana è questa sua capacità di saper stare tra le tenebre e la luce... e non  parliamo di chiari-°©‐scuri pittorici quanto piuttosto di quella capacità di saper riflettere in pittura sulla precarietà umana e al contempo di questa esistenza accettarne aspetti apparentemente lontani presentimento ed emozioni emanate, proprio come accade quando ci si trova di fronte all'ampio lavoro sulle marine e sui paesaggi che da sempre sono presenti nella sua opera. Lavori che compongono un ideale contrappeso alle stanze di ospedale abbandonate, ai letti dei degenti, agli spazi chiusi nei quali con forza emana la sostanza commovente e malinconica di vite che sono passate lasciando in quei luoghi più di un sospiro.

Una condizione (apparente) di estrema contraddizione così come (apparentemente) può sembrare la vita ... in queste acque l'artista si muove con grande facilità mettendo in luce aspetti di estrema complessità del proprio animo, che includono anche una semplificazione, quasi catartica in senso psicoanalitico, nella modalità dell'uomo e artista Gavino Piana di guardare al mondo e alla vita. La riflessione, attraverso il mezzo della pittura, si sposta allora sul come si possa essere artisti e quindi uomini capaci di guardare ai piccoli e ai grandi temi della vita senza limitazioni e senza pregiudizio, ma specialmente, perché di questo trattiamo, in campo artistico, ambito in cui sovente tale pratica è molto attiva.

                                                                                             

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Per comprendere le opere di Gavino Piana, il pensiero va a Joachim Ritter quando scrisse che il paesaggio è: "la natura che si rivela esteticamente a chi la osserva e la contempla con sentimento". Infatti questo pittore disvela della natura una forma radiante, nonché l'essenza con effetti poetici arcani, ma contemporaneamente anche quotidiani, unici allo sguardo del loro artefice.

In lui il sentimento della natura, nella sua unità, lo porta ad essere, si oserebbe dire, una sorta di filosofo del paesaggio per il lungo cammino appassionato intorno ad esso. Si tratta di una contemplazione vissuta senza gravita, con eloquenza tradotta in molteplici aspetti; una ricreazione del paesaggio naturale con risvolti pervasi da accenti di particolare vitalità. Questa vitalità, permeata di cromie talvolta tenui, talaltra accese, viene qui analizzata per esplorarne eventuali risvolti simbolici. Gavino Piana trova nel tema del paesaggio un protagonista importante ove l'albero, la siepe, l'erba e il fiore costituiscono un racconto nel quale porre all'interno sfaccettature di vita, sull'esempio offerto da Costable. Corot, Fontanesi e altri. Tutti pittori che seppero intendere e trasmettcre nelle opere atmosfere rimaste notevoli per il loro carattere eccezionale di rappresentare la natura e il paesaggio.

Dovendo soffermare il pensiero sul paesaggio, soprattutto mediterraneo, si rammenta la che sua storia non è esclusivamente ^moderna ma si perde nel tempo e Gavino Piana ne conosce il percorso sin dai periodi più lontani. Egli ripercorre i cenni trovati nella tomba di Sennedjem a Luxor, ove vennero raffigurati i campi sacri di Yalu, della XIX dinastia, con chiari riferimenti ai datteri pendenti a grandi grappoli dalle palme. Egli ha familiarità con le scene della vita di campagna intorno alla grande villa del IV secolo, ove il paesaggio contribuì ad accrescere le testimonianze provenienti dalla Villa del Dominus Julius a Cartagine ( Museo del Bardo a Tunisi). Egli indaga il paesaggio bucolico dell'affresco romano del I secolo d.C, desunto da un originale .greco del III secolo a.C., riferito alla Villa detta di Agrippa Postumo a Boscotrecase (Museo Nazionale Archeologico di Napoli).

Egli segue inoltre il crollo dell'Impero romano, allorché il pensiero medievale e la presenza del Cristianesimo ebbero un effetto sulla percezione del mondo esterno e di conseguenza sul paesaggio. Cavino Piana non dimentica così la condanna dell'elemento materiale con la raffigurazione del cosmo ai principi della religione e la riduzione per la fisicità del paesaggio a puro simbolo. Egli riflette sull'esclusione conseguente del paesaggio naturale, ridotto a forme di "paradiso terrestre", come nel mosaico dell'abside di San Apollinare in Calasse a Ravenna, quale risposta a quella cultura tanto lontana dalla nostra.

Contemplando questa multiforme visione del paesaggio, Cavino Pinna è conquistato preferibilmente dalle rappresentazioni tra la fine del Quattrocento e il primo Cinquecento, quando l'idea della natura è più vicina al sentire moderno. D'altronde la visione del paesaggio mediterraneo si include proprio in questo periodo e il Seicento riproduce la natura con inclinazioni di risentita spontaneità con alberi, fiumi e boschi disposti in un ordine che testimoniano individualmente i diversi luoghi. Per avvicinarsi all'indagine filologica del paesaggio, Cavino Pinna palesa una natura mediata da interpretazioni emotive.

Si tratta di un percorso millenario segnato dal condizionamento di gusti moderni, di apporti sociali e culturali e di una complessità, anche estetica, innestata nella storia del pensiero attraverso le varie epoche, tradotto oggi in molteplici forme. In queste nuove forme, la vegetazione e il paesaggio sembrano integrati agli interessi e agli indirizzi della visione del mondo attuale.

LE IMMAGINI DELLA SARDEGNA SETTENTRIONALE

Le scene di paesaggio del primo periodo di Gavine Piana riconducono ad un ambiente antropizzato con campi a volte coltivati, al centro dei quali si erge un modesto corpo sul genere del manufatto spontaneo; non differente da tanti altri sparsi nella campagna. Sono casolari senza importanza, benché capaci di assumere ora una valenza di cultura prettamente legata alla civiltà agro-pastorale nel contesto dell'ambiente di questa terra.

-Si nota nelle composizioni interesse per la natura, senza quella partecipazione attiva dell'uomo a imporre le trasformazioni primigenie dei luoghi; si scorgono pure sorci di zone palustri con vegetazione propria, facilmente riscontrabile lungo le aree acquitrine; ma prive di fauna, come se tutto il territorio fosse in preda esclusivamente agli elementi atmosferici: ossia ai vento, al sole e alla pioggia.

Si avvertono altresì scorci di verde con peculiarità riscontrabili nella prossimità delle spiagge, quando la sabbia si impadronisce del sito e radi cespugli si presentano qua e là. Oppure si evidenziano nei dipinti alberi ad alto fusto piegati sempre verso una stessa inclinazione per la persistenza costante del vento.

I cieli dipinti da Gavino Piana non sono mai di un azzurro intenso, ma velati da foschie minacciose, presaghe di un peggioramento del tempo volto piuttosto a commutare il condensarsi delle nubi nell'approssimarsi delle piogge. In questo primo periodo più che esaltare la primavera, il pittore malinconicamente predilige la fine dell'estate e il prolungarsi dell' autunno, o tende al triste colore dell'inverno. Sono prevalenti le tinte smorzate nei toni, con modulazioni grigiastre impastate di toni bruni, verdi petrolio, gialli pallidi e spenti e terre bruciate senza splendore. Ovunque si nota l'assenza della figura umana, come se la natura in quest'isola soverchiasse l'uomo e gli desse scarsa possibilità di imporsi per trasformarla e dominarla.

Alcune immagini sono immerse in una nebbia che offusca ogni connotazione tipica dei luoghi e che accoglie il paesaggio in un abbraccio con contorni sfumati immersi in un'atmosfera di sogno e di irrealtà.

LE PIANTE NEI DIPINTI

Nel paesaggio, Gavino Piana localizza l'attenzione sulla macchia mediterranea e sulle piante di alto fusto associate alla medesima area; egli include la fascia litoranea senza escludere l'entroterra, partendo dal piano per arrivare sino alla collina. L'esistenza di queste piante è fratto della realtà climatica del nostro bacino, con associazioni di alcuni alberi caratterizzanti questa tipologia ambientale, dove si riscontra il leccio, la quercia da sughero e il pino di Aleppo, nonché la ricca popolazione di arbusti, fra cui il corbezzolo, 4ÉH^a, il lentisco, il mirto e i cisti. All'interno di questa composizione paesaggistica varia, articolata e complessa privata della presenza dell'uomo, vengono meno gli aspetti per la realtà agricola a favore della natura incolta. E' chiara la trascuratezza per gli agglomerati urbani per un mondo apparentemente selvatico, ricco di piante cresciute senza un ordine prestabilito dall'uomo.

Le cromie vive infondono gaiezza a tutto l'ambirete e anche un semplice inquadramento di fili d'erba con qualche papavero acquista una valenza giocosa e brillante. Si tratta di una netta differenziazione del primo periodo della sua produzione rispetto a quelle successive sul tema del paesaggio.

LA NATURA MORTA

Degli anni Ottanta sono alcune nature morte, che posseggono una loro corposità, un senso di geometrica e concreta costruzione, come nel gruppo di arance o di peperoni. Nella semplicità dell'impianto costruttivo si coglie il superamento di qualsiasi rincorsa al passato, con la sovrabbondanza delle cascate di frutta o di fiori d'epoca seicentesca. Sembra di trovarsi invece di fronte un austero esercizio di forme con il desiderio di trame uno studio essenziale, libero da qualsiasi compiacimento. Lo stesso porre sullo stesso piano bottiglia, brocca, vasi e ciotole,possiede una austerità che rievoca precedenti morandiani anche nella scelta cromatica. Sussiste comunque il piacere dell' esercitazione condotta con sobrio garbo, gusto delicato ed esito severo di chi ha rispetto per la lezioni dei grandi maestri.

LA NATURA DELL'ULTIMO PERIODO

Ritornando sull'ultimo decennio, Cavino Piana palesa il rinnovamento della tavolozza con intonazioni tendenti ad accensioni di colore precedentemente trascurate. Questa produzione può essere divisa in filoni: quello incentrato su scorci di bosco e l'altro su raccolte di fiori, o rami di piante che inglobano tutta la tela in un caleidoscopio di colori squillanti.

Sono cambiate le stagioni essendo prevalenti i toni dell'estate ed entrano in gioco inclusioni di tinte non scevre da influssi del periodo fauve. E' questo un Piana rinnovato nella tavolozza e nella lettura del paesaggio, intesa, in maniera dinamica con un senso di metamorfosi nei confronti del mondo che lo circonda. In questa trasformazione non è presente un decadimento di tono, un macerarsi della materia,

un trasformarsi dell'essenza della vita in qualcosa che non permette più di individuarne le sue origini. Per contro tutto si anima mosso da una vigoria inattesa e da un potenziale rinvigorimento inaspettato proteso ad eccitare la fantasia. Gli alberi nel periodo autunnale acquistano pennellate aranciate contrapposte a passaggi di turchese, il quale è accostato a passaggi di verde nel fondo bosco; a volte le foglie, rese con rapidi tocchi di rosso e giallo, risaltano sul blu intenso interpolato spesso da macchie nuovamente esaltate da tinte rossastre giallognole e verdastre. Questi motivi reiterati e rielaborati in soluzioni sempre diverse , sottolineano cromie tendenti al ceruleo, come fossero radure illuminate dal una luce magica nel folto di una vegetazione ad alto fasto. Anche le fronde sono riprese con impasti di toni caldi, posti con violenza nella vegetazione.

Sembra che il pittore vada alla ricerca di nuova linfa e un'altra emozione attraverso il colore: vero protagonista del nuovo racconto sul paesaggio. I suoi passaggi sono costruiti su trame larghe con passaggi timbrici voluti per scuotere sempre più il riguardante, stimolare la sua reazione trarne delle reazioni critiche per simile innovazione pittorica.

RAPPORTI TRA PITTURA E MUSICA: PARALLELISMI NELL'ARTE

La pittura di Gavino Piana suggerisce connessioni anche con il pensiero della musica tracciata dai maestri della prima metà del Ventesimo secolo, nella quale si erano portati avanti molti fondamenti del sistema musicale passato, tra cui le strutture formali, metriche e ritmiche. La nuova musica non differiva eccessivamente da quella tradizionale e tra i materiali dei compositori progressisti si ritrovavano radici della concezione musicale occidentale.

Theodor W. Adorno, nella Filosofìa della musica moderna, scorgeva "come una vicinanza di colori e di superfici, al pari di un quadro", ove "la successione temporale non fa che esporre ciò che come risultato è simultaneo". Questa concezione atemporale della musica fu coltivata soprattutto nell'ambito francese; colà si presentò particolare attenzione al suono singolo, sciolto dai vecchi legami e il timbro acquistò un ruolo rilevante. Inoltre, ivi la musica interruppe la parabola dei vecchi sentimenti, bandì pretese metafisiche e si trasformò in implacabili ingranaggi liberi da atteggiamenti antiromantici e disincantati, come attestano le composizioni di Satie, Ravel, Paure e Stravinskij. Il confine musicale tra Ottocento e Novecento fu in Francia controverso poiché dal punto di vista tecnico ed estetico andò sostituendosi all'espressionismo di matrice austro-tedesca. Di volta in volta il compositore formulò le proprie regole e la stessa scelta del materiale; e dopo quasi un secolo creò senza paura una sua lingua propria. In quegli anni, in cui il mondo si andava trasformato in un villaggio globale, alcuni musicisti avevano adottato una concezione personale per presentarsi al pubblico. Il terzo millennio offre poi una prospettiva ancora più ampia, mai goduta nella storia della musica, non dissimile da quella della pittura; una vastità di espressioni, non più controllabili, si impone e gli artisti perseguono individualmente la loro strada.

I musicisti e pittori lasciano intendere comunque d'essere uomini con una storia di formazione e con talune congenialità linguistiche. Essi non intendono negare nulla; ossia lasciano trapelare le fonti dalle quali derivano i loro lavori per permettere al pubblico di cogliere 1' essenza di base che ha generato le opere e le identità che connotano interamente la loro produzione.

Nulla è inventato ex novo, tutto può essere ripreso, rielaborato e riproposto sotto una nuova forma che abbia maggiore aderenza con i tempi,nei quali pittori e musicisti vivono e percepiscono le istante di una società in continuo divenire.

(Wallys Pari)                           

GAVINO PIANA

BIOGRAFIA/CV

Nasce a Sorso, provincia di Sassari, nel 1953,

tel. +39  327313013

indirizzo mail: gavinopiana.art@gmail.com

____Mostre Personali____

1996 -­‐ Palazzo della provincia - Sassari

1997 -­‐ Galleria "MGP Arte contemporanea" - Roma

1998 -­‐ Castello dei Doria - Castelsardo (Sassari)

2004 -­‐ Palazzo Municipale - Porto Torres (Sassari)

2005 -­‐ Palazzo della Frumentaria - Sassari

-­‐ Palazzo Municipale - Bultei (Sassari)

-­‐ Spazio arte "De Castellani" - Firenze

2010 -­‐ Palazzo Confindustria "Villa Mimosa" - Sassari

2011 -­‐ Galleria "Il Portico" - Nuoro

2012 -­‐ Galleria "Messaggerie Sarde" - Sassari

2013 -­‐ Ex Convento delle Clarisse -­‐ Ozieri (Sassari)

2014 -­‐ "Ex B" -­‐ S. Teresa di Gallura (Sassari)

2016 -­‐ Fideuram ARTE (Banca Fideuram) -­‐ Roma

2017 -­‐ Teatro PICCOLA FENICE -­‐ Trieste


_____Mostre Collettive e concorsi____

1998 -­‐ Sassari

2010 -­‐ Galleria" Il Portico"-­‐ Nuoro

2012 -­‐ 1° Fiera Nazionale d'arte del piccolo formato - Museo d'arte contemporanea

Fondazione Meilogu, Logudoro (FLM) -­‐ Banari (Sassari)

-­‐ Fiera internazionale d'arte - Cannes

2013 -­‐ Galleria "Il Portico" - Nuoro

-­‐ "Morsi d'arte" - Milis (Oristano)

-­‐ 1° Mostra regionale di medici pittori - (Oristano)

-­‐ Premio internazionale d'arte "ISOLE" - X edizione -­‐ Padru (SS)

2014 -­‐ " Premio Accademia Cattani" -­‐ 2a edizione -­‐ Bologna

-­‐ Banari -­‐ Fiera Nazionale d'arte del piccolo formato -­‐ 2a edizione - Banari ( SS)

-­‐ Ass. Momenti d'Artista -­‐ " Maestri a confronto"-­‐ Bologna

-­‐ Ass. Momenti d'Artista -­‐ " Percorsi in Accademia"-­‐ Bologna

-­‐ Galleria "Il Portico" - Nuoro

2015 -­‐ 2a Mostra "Arte in città" - Oristano


-­‐ "Start up Fair 2015" - Alghero (SS)

-­‐ 2a Edizione "Medici Pittori" -­‐ Oristano

2016 -­‐ Finalista al X° concorso internazionale d'arte contemporanea

'ARTE LAGUNA'. Venezia

2016 -­‐ Finalista al concorso internazionale d'arte contemporanea

' LYNX ' - Trieste

2016 -­‐ Collettiva finalisti PREMIO LYNX 2016 - Ajdovscina (Slovenia)

2017 -­‐ Collettiva finalisti PREMIO LYNX 2016 - Fortezza Nuova - Livorno

2017 -­‐ Selezionato a THE ARTBOX.PROJECT BASEL 1.0, giugno 2017

2017 -­‐ Internazionale d'arte di selezione BIENNALE di ROMA XII edizione - Sardegna

2017 - Finalista PREMIO INTERNAZIONALE Marchionni - Villacidro - Sardegna

2017 - 25° SIMPOSIO INTERNAZIONALE D'ARTE -Sinji vrh -Slovenia

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